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Progetto di Messa alla Prova - con il patrocinio del Comune di Nettuno




“CRIMINALITA’ - DAL BORGO ALLE SPIAGGE DESOLATE”

Quadro generale sulla presenza di criminalità organizzata nel territorio di Anzio e Nettuno


“Al confine con la provincia di Latina, assai preoccupante è la situazione dei comuni di Anzio e Nettuno, nella parte meridionale della provincia di Roma.

Le due città, con una presenza demografica ben superiore ai 100mila abitanti, due porti, chilometri di spiaggia, in estate diventano succursale della capitale in termini di soggiorni balneari. (…)

In una sentenza del 2015, il Tribunale di Roma descrive il territorio come una roccaforte attiva da quasi mezzo secolo, centro logistico del traffico di cocaina, lo snodo che porta alle piazze della coca dei quartieri est di Roma, quelli delle “Torri”, borgate difficili dove lo spaccio delle sostanze stupefacenti è una delle poche leggi che tutti rispettano. La “ndrangheta capitale” ha la sede principale in questi territori, tra il grattacielo di “Scacciapensieri” e le spiagge confiscate, nelle strade che portano dal vecchio borgo marinaro di Nettuno, alle strade desolate di Lavinio, Anzio e Ardea” (*)


La “Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere” descriveva cosi i nostri territori; alla deriva e sotto il controllo delle associazioni mafiose, note e rinomate in tutto il territorio nazionale.

Dall’evoluzione del procedimento denominato “Appia” e dopo la conferma della sentenza della Corte di Appello da parte della Cassazione nello scorso anno, nessuno può voltare più lo sguardo altrove: la ‘ndrangheta controlla gran parte dei nostri territori.

In questo scenario, spesso mascherato dall’omertà sviluppatasi quasi per osmosi, è inevitabilmente aumentato il consumo di droga e, ovviamente, consolidata la micro-criminalità, soprattutto in contesti abitati da nuclei con difficoltà economiche o a rischio di emarginazione sociale, come quelli citati nella relazione di cui sopra.


Il 31 Gennaio 2020, l’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, ha reso pubblico il V rapporto denominato “Mafie del Lazio”

Citando il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri:


“Nel Lazio a Roma, ad Anzio, Nettuno i Bellocco hanno una storia criminale; beneficiano di un “territorio” a loro favore, in questa indagine (**) è emerso il tentativo di radicarsi, ulteriormente di B.U. tramite la figura di F.C.”


Continuando ad entrare nelle parole riportate nel rapporto, snodandosi tra intercettazioni, testimonianze di rei e uomini di legge, si può capire in modo chiaro che Anzio, Nettuno ed Ardea, non solo sono succursali della capitale romana in termini di traffico, ma hanno un ruolo fondamentale nello spaccio internazionale; nell’arrivo e nella consegna di stupefacenti oltre oceano. Inoltre, le famiglie legate ai clan campani e calabresi, stanziate nei nostri territori sin dagli anni 80, hanno non solo una sorta di egemonia del territorio, ma vantano la messa a punto di nuovi metodi mafiosi, lontani da quelli che abitano i nostri immaginari.


(*) Documento XXIII, n°38 – Atti Parlamentari

Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Relatore: Onorevole Rosi Bindi

(**)l’indagine di riferimento è l’operazione “Magma”, avviata nel Novembre 2019 ai danni delle ramificazioni delle cosche sul litorale romano

Droga, corruzione e criminalità sono anche nostre piaghe, nonostante spesso, dalle nostre zone residenziali non se ne senta l’odore stantio della morte alle quali portano!

Nel tempo la situazione non è migliorata.

Risse, furti, uso, abuso e spaccio di droghe anche tra minori, atti di violenza indiscriminata … Con fissa cadenza siamo costretti a leggere fatti di cronaca nera sui nostri giornali locali.

Per non parlare dell’ultima retata del Commissariato di Anzio e Nettuno ai danni di alcuni appartamenti di “Corso Italia” – Quartiere Europa durante la quale sono stati sequestrati i seguenti beni: armi, droga (crack, cocaina e hashish per la maggiore), soldi contanti, auto. Sono state identificate novanta persone, denunciate due e arrestate altrettante

GLI EFFETTI DELLA PRESENZA DEL TRAFFICO DI STUPEFACENTI – SOCIETA’

Continuiamo riportando la Relazione sul fenomeno delle dipendenze nel Lazio del 2020 , nell’Allegato A relativo ai dati dei pazienti e delle attività dei servizi pubblici e del privato sociale accreditato, contiamo un totale di 579 pazienti in carico al Riuniti di Anzio/Nettuno in cura per tossicodipendenza da sostanze stupefacenti, a cui si aggiungono 129 pazienti alcoolisti, 20 pazienti dipendenti dal gioco di azzardo e 2 pazienti con problemi di altre dipendenze, per un totale di 730 pazienti con problemi importanti di dipendenza.

Nella regione Lazio, tra i nuovi accessi ai Sert. territoriali, si registra principalmente il consumo di cocaina, come intuibile dalla relazione della commissione parlamentare sul fenomeno delle mafie; seguono gli oppiacei e la cannabis. Di questi pazienti, soltanto il 24,2% possiede il diploma di scuola superiore, il 3,2% possiede laurea o dottorato, il 42,2% ha conseguito la licenza media, il 4,5% possiede la licenza elementare e la stessa percentuale è occupata da pazienti con corsi professionali; il restante 17% non ha dichiarato nulla al riguardo.

Il 53,5% dei nuovi accessi è avvenuto per auto-invio e il 3,9% della totalità dei pazienti presi in carico nel 2020 è affetto da HIV.

I dati non sono rassicuranti se consideriamo che questi sono soltanto quelli denunciati dalle ASL nel rapporto annuale e che, in molti casi si parla di soggetti reiteranti.

In questo contesto aggiungiamo le gravi difficoltà economiche e la precarietà in cui molte famiglie del territorio vertono. Dalle case occupate a Lavinio, alle liste di attesa per le case popolari di Cretarossa, ai senza tetto che vediamo nei pressi delle Stazioni Ferroviarie dei nostri due Comuni.


Per quanto concerne l’area sociale ci troviamo di fronte ad uno dei momenti più bui degli ultimi vent’anni, dopo il boom dell’eroina che vedeva la piazza antistante alla Chiesa di Sant’Anna, Nettuno, come “indisturbato” spot di ritrovo per spacciatori e tossicodipendenti.


Le considerazioni che ci sentiamo di fare sono molteplici; la prima è che forse non si stanno investendo abbastanza risorse nella prevenzione e nell’informazione delle droghe, della legalità, all’interno delle scuole e dei contesti istituzionali, dove culturalmente si può ancora intervenire.

Successivamente compaiono le preoccupazioni “umane” rispetto al territorio e al futuro prossimo dei ragazzi i quali si trovano, si dalla più giovane età, a contatto con realtà ai limiti della civiltà.


È più facile trovare una dose di cocaina che una libreria aperta !




MESSA ALLA PROVA COME MISURA DI REINSERIMENTO SOCIALE

Uno dei grandi problemi di chi entra nel circuito della criminalità, come nella tossicodipendenza, è la reiterazione dei crimini dovuta all’incapacità, talvolta all’impossibilità, di creare, una volta usciti dal carcere detentivo, nuovi tessuti sociali, sani e nutrienti e l’impossibilità nel riabilitarsi agli occhi della società.


Nell’Articolo 1 dell’Ordinamento Penitenziario (*) vi è espressamente indicata la responsabilità del sistema detentivo rispetto al trattamento dei detenuti ai quali è assicurata la dignità umana e un programma personalizzato volto al reinserimento sociale. Come spesso accade però questi programmi non sono cosi efficienti.

Arriva però una buona notizia con la Legge 28 Aprile 2014, n° 67 la quale modifica il codice penale in alcuni punti cardine del sistema. D’ora in avanti, su richiesta dell’imputato, è possibile concedere la sospensione di un procedimento penale nella fase decisoria di primo grado per reati di minore allarme sociale. A questo punto l’imputato viene preso in carico dall’Ufficio di esecuzione penale esterno che elabora un trattamento che tiene conto delle predisposizioni e delle caratteristiche specifiche della persona. L’imputato quindi viene invitato a svolgere lavoro di pubblica utilità in favore della collettività presso istituzioni pubbliche, enti e organizzazioni di assistenza sociale, sanitaria e di volontariato; tutto per un minimo di dieci giorni anche non continuativi e per un massimo di otto ore al giorno. È inoltre contemplata l’assegnazione di attività riparatorie volte all’eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose derivanti dal reato o di attività di risarcimento del danno causato e, quando possibile, attività di mediazione con la vittima

Questa forma di probation giudiziale è chiamata “messa alla prova”.


Ad Anzio e Nettuno, nonostante siano residenti o domiciliati svariati imputati i quali hanno presentato istanza di sospensione e quindi indirizzati dall’organo competente presso associazioni per lo svolgimento delle attività succitate, non vi sono associazioni o programmi istituzionali che offrono questo servizio.

Molte associazioni e istituzioni, come la stessa Roma Capitale, hanno dato la loro disponibilità ai Tribunali, affinché queste persone possano svolgere le attività indicate presso sedi concordate.


La Messa alla Prova, non è soltanto un importante strumento di “sensibilizzazione” del reo al rispetto delle regole ma è anche un ottimo strumento di redenzione, nonché un modo per socializzare e tessere nuove abitudini nel proprio paese/quartiere.

Ciò che ci preme però è anche il riuscire a mettere in essere modalità secondo le quali i fruitori di questo servizio, gli imputanti, non vengano ghettizzati durante lo svolgimento delle attività, ma anzi stimolati a socializzare in contesti multiculturali.



(*) 1. Il trattamento penitenziario deve essere conforme a umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona. Esso è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a sesso, identità di genere, orientamento sessuale, razza, nazionalità, condizioni economiche e sociali, opinioni politiche e credenze religiose, e si conforma a modelli che favoriscono l'autonomia, la responsabilità, la socializzazione e l'integrazione.

2. Il trattamento tende, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reinserimento sociale ed è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni degli interessati.


A questo punto.....

In allegato potete trovare il progetto presentato.

Ci teniamo a specificare che il Comune di Nettuno, in data 01 Ottobre 2021 ha concesso il Patrocinio all'iniziativa.

Se hai bisogno di essere preso in carico, contattaci o facci contattare dal tuo avvocato. Ti accoglieremo per un primo colloquio e decideremo insieme come e cosa fare!




















 
 
 

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